Federica Sassaroli

l'amore è una botta di culo

L’ amore è una botta di culo

Questa è la settimana dell’Amore. Potrei dedicare questo scritto a San Valentino, ma dedichiamolo a chi ne ha maggiore necessità: San Faustino. Per quanto i Santi ormai non abbiano più bisogno di me. Forse avrebbero avuto bisogno di me prima di essere martirizzati e quindi santificati. Io credo che l’Amore sia ben di più di una persona che ci sta accanto. L’Amore è una condizione interiore. E per questo smontiamo subito l’idea che ci sia una ragione per cui San Faustino sia stato nominato protettore dei single. No, non c’è traccia storica né leggendaria, nella figura di Faustino, protettore dei single. Si avanza l’idea che il nome Faustino, derivante da Fausto, cioè “fortunato”, possa propiziare la ricerca dell’anima gemella. Un po’ forzata come spiegazione. Ma il marketing non fa sconti sulle forzature se sono funzionali. O forse si tratta di una mera coincidenza: San Faustino cade il giorno successivo a San Valentino, patrono degli innamorati. Insomma, sicuramente entrambi, oggi, sono protetti dal marketing.

Approfitto di del mio blog per raccontarvi della mia storia d’amore. Lo faccio con l’aiuto di Massimo Brusasco, giornalista e autore, che mi ha aiutato a fare chiarezza sulla nostra cronistoria. Anzi, se anche voi avete una storia graziosa su come vi siete conosciuti, scrivete a massimobrusasco@libero.it

Massimo sta cercando storie di coppie. E, in particolare, testimonianze del primo incontro o dell’occasione che ha generato un amore.  

Spesso c’è di mezzo la fatalità, a volte un incidente, una porta apertasi all’improvviso, un posto libero sul treno, una vacanza sfumata… Talvolta viene premiata l’ostinazione, in altri casi sono  decisivi un amico, un luogo, un semplice oggetto…

 

Nel mio caso…be’, ve lo racconto…

 

“Quel che tocca è l’energia. Spontanea al darsi e così efficace nell’incastrare razionalità alla tua fugace ironia, che si arrampica con buon gusto e ti accompagna. La tua fervida semplicità  si sa distinguere e appaga il desiderio di un sorriso”. 

La frase l’ha scritta un ragazzo. Per me. È una dedica sulla prima pagina di un libro. Inizia così la nostra storia. Anzi no, perché a dire il vero tutto comincia per una botta di culo.

Ma autentica, non per modo di dire. Quando si cade, è probabile battere proprio quella parte del corpo. E farsi male, talvolta, è un attimo. Io mi faccio malissimo, saluto 2 menischi in un colpo solo, tanto da dovere trascorrere a letto la settimana bianca in Valle d’Aosta.

Avevo vent’anni e non potevo certo vantare genitori particolarmente permissivi e di ampie vedute, se è vero che solo a quell’età mi consentono una vacanza col fidanzato, confortata dal fatto che nella truppa ci sono mio fratello con la moglie e amici tedeschi. Achtung Federica!

Io ho l’entusiasmo di chi assapora la libertà. La montagna, la neve, l’aria buona, la compagnia, l’esuberanza. E il mio Marco, con cui mi relaziono da tempo. Non sarà l’optimum, ma certamente una persona piacevole, un ragazzo nella media, uno di quelli pronti a rinunciare a qualcosa per sé pur di aiutare chi gli sta a fianco.

E invece no.

È una botta di culo a farmi capire che è meglio rivolgermi altrove. O, comunque, non a lui.

Inizio di aprile del 2001: primo giorno di settimana bianca. Mi metto gli scarponi e mi preparo ad andare verso le piste da sci. Poco disinvolta, inciampo non appena metto piede fuori dallo stanzino degli sci..PAM! Cado di schiena, un colpo tremendo in quella parte del corpo che dovrebbe, o potrebbe, attutire. Ma il mio strato di adipe inesistente non mi aiuta. Le piste diventano un miraggio, il letto dell’albergo è necessariamente il compagno per il resto della vacanza. Che poi, in realtà, è “tutta” la vacanza, perché non posso permettermi di camminare in attesa di tempi migliori e, magari, di medici che sappiano consigliarmi cosa fare.

Io, a letto, a cercare di fare trascorrere le giornate, pensando non sarei rimasta da sola e invece no: Marco è a sciare senza sosta. Mi aspetterei più conforto, il mio bello lo vedo solo dal tramonto in poi, quando le piste chiudono. È nella logica delle cose che ci si aspetti qualcosa in più dalla sorte ma anche dal fidanzato sciatore.

La settimana finisce, ma il dolore non cessa e interessa anche una gamba. I medici mi consigliano un intervento chirurgico, ma io non sono affatto persuasa a finire sotto i ferri. Meglio provare con la fisioterapia, non si sa mai. 

C’è un rinomato studio ad Alessandria, la mia città di allora. Il fisioterapista che lo gestisce mi dice che posso guarire, una seduta dopo l’altra, basta avere pazienza. Io ne ho, anche perché finisco tra le mani di un ragazzo alto, occhi chiari, modi gentili, simpatico. Si chiama Alessandro. “Bello sguardo, ma poco altro: niente di che, anzi” penso, ben lontana dall’immaginare che, a distanza di qualche mese, avrei corretto i miei giudizi.

Alessandro è fidanzato, ancora; io sto con Marco, ancora. Alessandro viene lasciato da Laura che “non c’è, è andata via”. Alessandro un giorno mi vede come fosse la prima volta, il primo colpo di fulmine al mondo 6 mesi dopo. Comincia un martellamento che dura all’incirca nove mesi. Una gestazione piuttosto complessa, che lui, d’un tratto, tramuta in un parto riuscito, sentenziando: “Stiamo insieme”. Peccato che questa sia solo un’impressione, perché io mi ritengo ancora single, dopo avere interrotto la relazione con Marco. Con ingenuità, più o meno reale, accolgo senza farmi troppe domande quell’infinità di pensieri che Alessandro mi recapita, sotto forma di mail… Una poesia, una delicatezza, dolci frasi, raccontini in cui l’amore fa da filo conduttore e i sentimenti sono palesati senza troppe inibizioni. Io leggo affatto dispiaciuta e perfino lusingata ma, benché ogni cosa parli d’amore, non mi sento coinvolta, ritenendo, diciamo così, “neutre” le riflessioni del mio interlocutore, le cui parole sarebbero potute andare bene per chiunque. Un po’ come gli oroscopi, avete presente?

E invece sono per me, che delle varie frequentazioni con Alessandro, in quel periodo, ricordo soprattutto quando lui, nell’abitacolo dell’auto, tentò di baciarmi ed io gli spinsi il viso contro il finestrino, sul quale rimase l’impronta della guancia. A tanto romanticismo, io opposi la reazione di un pugile che vuole divincolarsi dall’angolo. 

Nemmeno l’atmosfera del Natale scalfisce il mio cuore impietrito o, comunque, poco propenso a battere per l’irriducibile tizio conosciuto per una botta di culo, un uomo che, pur di uscire la sera con me e non doversi camallare, all’alba del giorno dopo, la strada Arquata Scrivia-Alessandria, cioè la statale che collega casa al posto di lavoro, si accontenta di dormire nello studio del fisioterapista su un lettino di quelli buoni per i massaggi. 

Dunque, è il 25 dicembre, il fatidico 2001 volge al termine. La mia famiglia si ritrova, come tradizione, per aprire i regali. É un piacevole rito, da ripetere tutti insieme. Tra gli ospiti c’è Marco, con il quale ho avviato un irresistibile tira e molla. E tra i cadeau, un libro: si intitola “L’alchimista”, capolavoro di Coelho. Sulla prima pagina bianca, la dedica firmata Alessandro. Frasi che io leggo ad alta voce, come se fosse la cosa più normale del mondo.  “Ma scusa, ti sembra il caso…con Marco presente? Ma questo è chiaramente innamorato di te!” mi rimprovera, facendomi da parte, mia cognata. “Ma figurati”, rispondo io, come al solito a mio agio nella mia dimensione parallela, per nulla intaccata da quelle parole che chissà quante donne vorrebbero dedicate a loro:  “Quel che tocca è l’energia. Spontanea al darsi e così efficace nell’incastrare razionalità alla tua fugace ironia, che si arrampica con buon gusto e ti accompagna. La tua fervida semplicità si sa distinguere e appaga il desiderio di un sorriso”. 

Succede, un po’ di tempo dopo, con Marco rimasto un ricordo, che io mi persuado fino a condividere quella convinzione che era stata sempre solo di Alessandro: “Stiamo insieme”. 

In effetti, oggi lo posso affermare, stiamo insieme, ma soprattutto, ci amiamo. Da 20 anni. Ci sono pure gli anelli a certificarlo. E i miei menischi.

 

Ma forse desideri saperne di più?