Federica Sassaroli

Siamo tutti codici

Siamo tutti codici?

Che cos’è un codice?

Sì, c’è il codice della strada, ma quello per il momento ignoriamolo… anche se l’ultima volta che ho ignorato il codice della strada mi hanno tolto 5 punti dalla patente.

C’è il Codice da Vinci, quel libro che abbiamo letto tutti.. quel libro famoso, quel libro scritto da… da… da…

Vabbè, c’è un altro tipo di codice, che è quello di cui vi voglio parlare.

Innanzitutto…cos’è un codice?

Un codice è una combinazione di lettere e numeri che contraddistingue un prodotto. Un codice numerico è in qualche modo rassicurante: lo sappiamo leggere un codice. I numeri fino al 9, sopra i 5 anni, sono un gioco da ragazzi. Io, poi, scusate la spocchia, ma sono cintura nera di lettura numeri ad una cifra.

Ho letto per una vita i vostri numeri di telefono come voce guida di una nota compagnia telefonica.  Ora non fatevi problemi di privacy, li ho tutti i vostri numeri, il tuo inizia per 3 4 7 / 4 6 1 , il tuo 3 4 8 / 2 7 0.

Zero, io poi leggevo anche lo zero. Sí, lo zero, lo zero in genere non se lo fila  mai nessuno. Conta, amore della mamma, fai vedere come sei bravo,…1,2,3,4….in inglese One, Two, three, in spagnolo uno, DOS, tres…un pasito palante Maria.

E lo zèro? Lo Zèro con la e aperta, mi raccomando. Lo zero è un cerchio chiuso ma la sua E no, è aperta.

Lo zero non lo considera mai nessuno al momento di contare. In verità lo Zero è il capostipite dei numeri. È l’unico numero naturale che non sia il successore di un altro.

Ci avete mai pensato? Cioè, non ditemi che non avete mai pensato che lo zero è l’unico numero naturale che.. quella roba lì.

Dunque, lo zero. E’ il primo numero e può essere “spaccato”.

La mia prof di latino dava degli  zero spaccati, col taglio in diagonale, per evitare che alcuni compagni andassero a casa e dicessero: “Mamma guarda ho preso 6 di latino”. Perché la prof di latino il 10 non lo dava, quindi non sarebbe stato credibile trasformarlo in un 10, in un 6 magari…

Lo zero fa la differenza: mai provato a pagare 100 euro una cosa che ne vale 10? Co Sta Nte Men Te

Tornando ai nostri codici, occorre dire che non sono solo numeri, ma anche lettere. Se sui  numeri da 1 a 9 posso essere sufficientemente rassicurata (avendo io più di 5 anni), su quelli con le lettere faccio un po’ di fatica  perché c’è tutta quella serie di consonanti … (in inglese) J  K  W  X  Y , che possono creare caos.  Le dico in inglese proprio perché faccio fatica a farle entrare nel mio vocabolario italiano. E po se non tifi Juventus, se non ti chiami Katia o Walter, se non suoni lo Xilofono o se non mangi lo Yogurt… sono lettere di cui puoi fare tranquillamente a meno.

Per non confonderci nel ginepraio delle lettere, un rimedio può essere lo spelling.  Quando devo dire il mio cognome al telefono per prenotare qualcosa…dopo essere stata Massaroli, Passaroli, Fassaroli, Scassaroli (no, Scassaroli solo per mio marito) ho cominciato a fare lo spelling:

S  di Savona, poi con le altre 2 S, per non dire sempre la stessa città, S di Spotorno, S di Sanremo. Meno male che esiste la Liguria.

Io uso la Liguria e non la Sardegna. Perché se capisci Sassari allora capisci anche Sassaroli e che cazzo.

Cmq alla fine, per  farla breve, negli ultimi tempi dicevo “Sassaroli con 3 S”.  Qualcuno ha capito e le ha messe le 3 S … in mezzo però. Asssaroli!

Insomma anche con le lettere possono sorgere fraintendimenti, fraintendimenti cmq simpatici, tra umani.

Io provo simpatia per l’umano. Simpatia, ovvero: Syn “con” e pathos “sensazione, emozione” perché sono umana. Sono umana con tutti i miei pathos, i miei pathos greci, che non li trovo nella seconda corsia dell’Esselunga, al banco frigo accanto allo yogurt greco (yogurt scritto con la y, Esselunga scritto con due S, una in meno di Sassaroli).

Il pathos greco è dunque l’insieme di emozioni, siano esse positive o negative, per la vita che si manifesta in noi.

Manifesta… che non è “mani in festa”… Manifestare deriva dal latino “manifestus”. E che vuol dire?  “Manifesto da morto”?No, manifesto significa “evidente”. Logica vuole però che se c’è un manifesto da morto è evidente che sia morto qualcuno.

Dunque, ricapitolando, c’è una vita che si manifesta in noi e c’è un manifesto che è chiaramente da morto.

L’importante è che quando si è in vita non si manifesti la paura di un manifesto da morto. Cioè che da vivi si faccia i vivi e da morti si faccia i morti. A ognuno il suo. Diciamo che, al giorno d’oggi, molte cose sembrano farci morire un po’. Tipo il Qr Code.

ll codice QR, il QR code è una combinazione di quadratini neri su sfondo bianco, una specie di scacchiera che confonderebbe anche Beth Harmon, la regina degli scacchi. Cioè un umano che guarda un QR code non capisce niente perché il QR code lo può leggere solo un’altra macchina. Generato e creato dalla stessa sostanza della macchina.

A me sta cosa mette ansia, cioè l’intermediario non è più un umano ma una macchina. Bip…tu dentro…bip…tu fuori.

Eh, ma io veramente…”frega un cazzo sono una macchina”. Bip…tu sí…bip…tu no. Eh, ma guardi che forse c’è un problema di…”frega un cazzo sono una macchina”.

Non vale nemmeno più il:  produci, consuma, crepa, capite? Perché il prodotto siamo noi. Chissà a quanto vengo via adesso? In periodo di saldi…”Mi da una bella Sassaroli sottile, tecnica, un bel primo strato per andare a correre?”.

Oppure : “mi da gentilmente un mezzo chilo di Sassaroli?”.

“Sono sei etti, che faccio, lascio?”

“Sì, non importa. Però me la pulisce? Gli scarti, poca roba mi rendo conto, la pelle ecco, la pelle, me la mette da parte che la do ai gatti”.

Io sono un’artista amante dei gatti, sono gattista. E come tale considererei  una fine dignitosa l’essere un prodotto che nutre dei felini. Data la mia stazza, felini di piccola taglia, data la mia qualità, felini di razza che si nutrono di Sheba su piattini del servizio buono.

E allora sentirei ancora l’eco di mio fratello quando col raffreddore da bambino mi diceva: “Te l’ho detto che sei sheba.”

A proposito di gatti, la sapete una delle parabole del gattismo, vero? Quella del dobermann, del labrador e del gatto che muoiono e vanno in Paradiso. Si trovano di fronte a Dio che vuole sapere in cosa credono. Il doberman dice: “io credo nella disciplina e nella difesa del mio padrone”. “Bene”, dice Dio. “ Allora siediti alla mia destra”. “Labrador, in cosa credi?”. E il labrador risponde “Io credo nell’amore, nella cura e nella lealtà nei confronti del mio maestro”. “Bene”, dice Dio. “ Allora siediti alla mia sinistra”. Poi guarda il gatto e gli chiede: “E tu in cosa credi?” Il gatto risponde: “Credo che tu sia seduto al mio posto”.

A me piacerebbe una religione che si chiamasse Gattolicesimo. C’è il Cattolicesimo? Facciamo anche il Gattolicesimo. Invece della Terra promessa, che non sappiamo bene dove sia, …la sabbietta che sappiamo essere in un angolo del tinello. Qualche certezza ci vuole.

E per risolvere la diatriba fra Stato e Chiesa, propongo i Gatti lateranensi.

Ma non divaghiamo. Torniamo, piuttosto, ai nostri codici. Vi dicevo che con la macchina non puoi metterti a questionare perché tu sei un QR Code, vali più o meno come il Lysoform che ho fatto passare ieri mentre facevo il conto alla cassa automatica del supermercato. Col Lysoform mica ti metti a discutere. Be’ oddio io sí. Ti sembra questo il modo di sgrassare? Stai più attento la prossima volta, vai anche sotto, non essere “superficiale”. Mi promettevi Zero Incrostazioni, invece sei un quaquaraquà come tutti gli altri.

Zero incrostazioni.. bah… Lo zero, vedete che torna, lo zero? Ma io non vorrei che tornasse per questioni legate al sistema binario, triste e solitario, dei computer 0 e 1. Io vorrei che tornasse come punto di partenza umano, come “anno zero” come punto in cui si tocca il fondo e dal quale si riparte per una nuova rinascita, più umani.

E, allora,  visto che ci possiamo ancora considerare a inizio anno…  buon anno zero, umani!

E che i gatti siano con noi e con il nostro spirito.

 

P.S. : Che sheba che sono!

Ma forse desideri saperne di più?